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Anche i muri parlano

Carola Guaineri-Chiara Brambilla-Lisa Forni

"Anche i muri parlano" è un progetto di decorazione ideato da Carola Guaineri e Chiara Brambilla. La fotografia può entrare direttamente nel muro per decorarlo, diventando un aspetto primo dell’arredo. Non più ritratti in portafotografie da appoggiare al mobile o incorniciati al muro, al contrario mura adattate per le immagini. Sul muro, intorno alle immagini, figurano le decorazioni di Chiara Brambilla, restauratrice e illustratrice e Lisa Forni artista e illustratrice. Ogni muro è il risultato di un lungo lavoro di artigianato e ricerca di immagini di archivio a seconda del cliente, tutti hanno una propria storia da raccontare, che sia aziendale o privata. Nei muri già realizzati Carola ha trovato foto di archivio e le ha mescolate con sue fotografie più astratte, per creare un'estetica e il filo conduttore. Tutte le fotografie sono stampate in camera oscura. Con Chiara poi hanno deciso la disposizione, l’intervento di intarsio e decorazione, tra i pigmenti naturali che rivestono il pannello o il muro: “A volte si può sbagliare, e quindi mi capita di correre a ristampare una foto-aggiunge Carola-, comunque vogliamo che ogni muro sia un’opera unica. Per i più audaci interveniamo direttamente sui muri di casa, in alternativa costruiamo dei pannelli di metratura corrispondente al muro su cui lavorare. Le metrature vanno da grandi dimensioni a piccolissime." La progettazione viene prima studiata insieme al cliente. I prezzi vanno a metrature.

testo Marta Baldini

Per info realizzazioni scrivere a c.guaineri@gmail.com

Ritratto da cani

Cristiana Depedrini-Carola Guaineri

Galeotto fu il cinemino. 

Cristiana Depedrini, illustratrice e pittrice di lunga data, tanti percorsi e tante esperienze e tante matite consumate incontra Carola Guaineri, fotografa di lunga data, tanti percorsi e tanti rullini e tanta carta usata per le stampe.
Davvero galeotto fu il cinemino, luogo in cui oltre alle proiezioni le connessioni umane funzionano, anche per due persone che pur conoscendosi da trent’anni, per motivi che non staremo qui a descrivere, mai avrebbero pensato di poter lavorare insieme.
“Ritratto da cani” è un progetto di Cristiana, detta Cro dagli amici, nato nell’anno in cui il suo cane purtroppo scompare; è da allora che Cro ritrae su commissione innumerevoli amici a 4 zampe per fermare l’espressione e la bellezza di tutto ciò che artisticamente esprimono. Ma forse, oggi, le matite ed i colori non bastano più…Carola è una fotografa, ama la sua professione e la pulizia del suo scatto tanto da non temere di accluderlo o renderlo partecipe di contesti altri, è multidisciplinare, le piacciono le contaminazioni.
Mescolare tratto pittorico colorato e fotografia bianco e nero in un mix riuscito di fantasia e realtà è l’intenzione, ma soprattutto il vincente confronto tra le due artiste.
-Prima serve un set, un telo bianco, poltrone rosse e una macchina fotografica, serve il padrone, che, lo confessiamo, viene catapultato in un mondo un po’ folle in cui gli si chiede di simulare mosse ed espressioni del legame con il proprio cane, serve il gioco e l’immaginazione; serve il suo cane che probabilmente lo sta osservando un po’stupito forse imbarazzato da dietro le quinte.
-Dopo servono scenografie, pareti grafiche, un luogo da riprodurre, perché Cro possa far scorrere matite colorate e tanta creatività.
Impaginare una storia che restituisca quel legame unico in un’opera unica ne è il risultato finale, in un luogo unico dove nascono le connessioni.


Per info costi e prenotazioni shooting, scrivere a:
cdepedrini@yahoo.com
c.guaineri@gmail.com

Seguitici su IG ritratto_da_cani 

KIN

Carola Guaineri-Anita Cerrato

Su di un piano le pratiche:
lo sviluppo fotografico per CG; la tecnica giapponese del Kintsugi per AN

Su di un piano gli oggetti:
il momento raccolto e composto in un immagine fotografica; un filamento d’oro che raccoglie e compone, nuovamente, le crepe di un oggetto andato in frantumi

Su di un piano il gioco
di Echi
Rimandi
Richiami
Rimbalzi
che la loro collaborazione suggerisce.


Quando un oggetto, fragile, solitamente vasi di ceramica, si rompe, lo fa in modo irregolare. I pezzi sembrano irrimediabilmente sparpagliati. L’oggetto, come svaporato in quei frammenti.
In Giappone, allora, lo si affida ad un artigiano che conosca il Kintsugi e ne abbia l’abilità.
Una traccia d’oro, seguendo le irregolarità delle fratture, ricompone quei fragmenti, ridestando la forma dell’oggetto. Riconsegnandolo allo sguardo.
Come ricomporre un film da i frame di una pellicola smembrata. L’originale è perduto, per sempre, quel che ne emerge è una cosa diversa, forse nuova, certamente unica.
Dalle bacinelle dello sviluppo fotografico puoi vedere l’immagine che prende forma, lentamente, comporsi nei chiari e scuri. Da quello che è solo un misurato pulviscolo di luce, si sveglia una forma.

Oltre la tecnica del Kintsugi, oltre la pratica dello sviluppo analogico, nel loro connubio c’è un qualcosa che è semplicemente celato? forse custodito?

Cosa c’è sotto quel filamento d’oro? Cosa c’è sotto l’attimo rappreso in una fotografia?

E se fosse un rumore, o un suono? Magari una parola?

Il rumore di un vaso che si rompe. Il suono che circonda il momento in una fotografia.

Sotto l’abile tessitura di quel filo d’oro vi è l’eco del rumore di un vaso che si rompe, il rumore di una fotografia che si è strappata.

Già, perché il fascino, o per alcuni solo la curiosità, di una tecnica come quella del Kintsugi, è di non nascondersi. E’ nel non-esser-invisibile, nel non avere la pretesa di restituire l’oggetto ad una sua presunta originalità. Al contrario, è ben visibile il suo intervento. Fino al punto da esserne parte integrante, e non semplicemente una cicatrice. Quel filo dorato non ripara solamente, crea.

Se a rompersi è una fotografia? Un vaso è un oggetto concreto, rimanda ad un uso. Una fotografia invece a cosa rimanda? E cosa evoca l’intervento del Kintsugi. E’ qui che la collaborazione tra CG e AC assume le valenze del gioco e del rimando, dei richiami e degli echi……..e intende suggerire un invito a interrogarsi su alcuni aspetti che ci riguardano, non solo individualmente.

testo Luigi Guaineri

per info costi stampe scrivere a c.guaineri@gmail.com

Fil Bleu

Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri

"Sottosopra. Ovvero Milano lungo la nuova linea blu del metrò, la M4, legando ciascuna delle 21 fermate alle relative storie di superficie: architetture, persone, aneddoti. Trasporti e sentimento. Per un viaggio esplorativo di 15 chilometri tra la stazione ferroviaria San Cristoforo e l’aeroporto di Linate, capolinea a Ovest ed Est.
Un’esperienza «extrabinaria» già consumata da Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri, rispettivamente storica dell’arte e fotografa, che nei mesi scorsi hanno percorso la rotta dei cantieri «tampinando la talpa che scavava nelle viscere della città». Quasi due umarell ma a testa alta, lo sguardo ben oltre ruspe e cemento, interrogando passato e presente anziché gli operai con le mani nel futuro. Ne è uscito il libro «Fil Bleu. Storie di Milano lungo la M4» (Graphot Editrice), non una guida bensì un racconto di parole e immagini."
di Luca Cagli - Corriere della Sera